EEG/qEEG

Che cosa è l’elettroencefalogramma?


L’elettroencefalografia è una delle metodice diagnostiche strumentali più antiche e consolidate nella pratica clinica delle neuroscienze.
La tecnica è stata inventata nel 1929 da Hans Berger e consiste nel registrare l’attività elettrica cerebrale con degli elettrodi posti sulla superficie del capo. Le cellule del tessuto
nervoso comunicano fra loro attraverso delle differenze di potenziale elettrico; queste differenze di potenziale possono essere facilmente registrate. La rappresentazione grafica di
queste correnti è detta elettroencefalogramma (EEG).


Come si esegue un EEG?


Classicamente la registrazione è eseguita posizionando numerosi elettrodi di superfice (generalmente 20) sul capo del paziente con l’ausilio di una cuffia su cui gli elettrodi stessi
sono montati. Ogni elettrodo è collegato tramite un filo ad un registratore a sua volta connesso ad un computer che in questo modo analizza i segnali e registra l’attività cerebrale
in tutte le diverse aree del cervello contemporaneamente. Al paziente è richiesto semplicemente di stare rilassato seduto su una poltrona, per la maggior parte del tempo ad
occhi chiusi. Si tratta quindi di una metodica assolutamente non invasiva, che non comporta nessun rischio né fastidio per il paziente.


Cosa si osserva in un EEG?


Normalmente in un EEG si riconoscono diversi tipi di onde cerebrali, caratterizzate da frequenze e ampiezze diverse. Per esempio, le onde cerebrali di base, dette onde Alfa, sono caratteristiche dello stato di quiete durante la veglia, si registrano maggiormente nelle aree posteriori del cervello, tenendo il paziente ad occhi chiusi e hanno una frequenza che varia fra 9 e 13 Hz. Si riconoscono poi onde a frequenza più rapida, dai 13 ai 30 Hz, generalmente più evidenti nelle regioni anteriori del cervello, espressione di uno stato di allerta, dette onde
Beta. Infine si possono registrare onde più lente, dette Theta o Delta, che sono tipiche dell’addormentamento e del sonno, ma che si possono osservare in molti casi anche durante
la veglia. La distribuzione di queste diverse onde nelle varie aree del cervello e la proporzione fra esse forniscono già al neurologo e allo psichiatra molte informazioni.
A titolo puramente esemplificativo, la presenza di un eccesso di onde lente durante la veglia, focalizzate in una certa area del cervello, in maniera significativamente maggiore rispetto alle altre aree, è un elemento molto suggestivo del fatto che in quell’area sia presenza una lesione cerebrale di qualche natura.


Quando è utile eseguire un EEG?


L’EEG può essere utile in moltissime condizioni, sia d’interesse neurologico che psichiatrico. L’applicazione più classica dell’EEG è sicuramente l’epilessia, una condizione neurologica caratterizzata da ricorrenti manifestazioni dette "crisi epilettiche". Questi eventi possono mavere una durata abbastanza breve, tanto da passare quasi inosservati (solamente in rari casi) fino a prolungarsi per lunghi periodi e sono espressione proprio di anomala ed eccessiva attiva elettrica di alcune aree del cervello. Risulta quindi evidente come la metodica migliore per poter registrare e valutare una crisi epilettica sia proprio l’EEG.


L’EEG è utile anche nella valutazione dei disturbi cognitivi, per esempio di memoria e di attenzione. Anche molte condizioni di interesse psichiatrico, come la depressione, il disturbo d’ansia o l’ADHD si associano a quadri EEG caratteristici in cui si osserva un alterata distribuzione e proporzione fra le varie aree cerebrali dei diversi ritmi cerebrali.