ADHD

ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e iperattività) è il più comune disturbo del neurosviluppo, insorge nell’infanzia e permane spesso
anche in età adulta. Ha una prevalenza del 3-5% ed è più frequente nei maschi rispetto alle
femmine.

Ti è mai capitato di conoscere qualcuno che presenta alcune di queste caratteristiche?

• Ha difficoltà ad organizzare e pianificare attività
• Arriva spesso in ritardo
• Tende a procrastinare
• Ha difficoltà a prendere decisioni o le prende impulsivamente
• Ha difficoltà a iniziare e a terminare nuove attività
• Si distrae facilmente in tutto ciò che non lo/a appassiona
• Si scorda facilmente le cose
• Si annoia facilmente
• Vaga continuamente con la mente
• Fa fatica a rilassarsi
• Giocherella con le mani, tamburella i piedi, si muove continuamente sulla sedia
• Fa fatica a rimanere seduto anche in contesti in cui dovrebbe
• Ha difficoltà ad attendere il proprio turno
• Spara la risposta prima che la domanda sia terminata
• È impulsivo/a
• È instabile d’umore
• Tollera poco la frustrazione e diventa facilmente irritabile
• Al risveglio si sente spesso non riposato e ha difficoltà a iniziare la giornata

Bene, questa persona potrebbe avere il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, conosciuto
anche con l’acronimo inglese ADHD (Attention Deficit and Hyperactivity Disorder).

Che cos’è l’ADHD?
L’ADHD è il più comune disturbo del neurosviluppo, insorge nell’infanzia e permane spesso
anche in età adulta. Ha una prevalenza del 3-5% ed è più frequente nei maschi rispetto alle
femmine.
È caratterizzato da:

1. Disattenzione
2. Iperattività
3. Impulsività
4. Disregolazione emotiva
Per fare diagnosi di ADHD però, i sintomi non solo devono essere presenti, ma si devono
presentare in più contesti (scuola, casa, lavoro) e devono causare una compromissione del
funzionamento.
Nell’età adulta il 65% dei soggetti continua a presentare il disturbo, ma le manifestazioni
cambiano: i sintomi di iperattività tendono cioè ad attenuarsi mentre persistono quelli disattentivi.
Il disturbo si presenta in modo estremamente variabile. Esistono infatti forme di ADHD
prevalentemente disattentive, prevalentemente impulsive/iperattive o combinate. Pertanto due
soggetti con ADHD possono apparire molto diversi tra loro. Ad esempio nell’infanzia le femmine
tendono a presentare il disturbo nella forma disattentiva, sono di solito bambine distratte, con la
“testa fra le nuvole” che tendono a fare sogni ad occhi aperti. Queste bambine creeranno ben
pochi problemi a genitori e insegnanti rispetto a quanto non fanno i loro “colleghi” maschi che
sono più spesso irrequieti, impulsivi e iperattivi, hanno cioè la forma iperattiva/impulsiva del
disturbo.

A quali problemi si associa l’ADHD?
Spesso i soggetti con ADHD arrivano dallo specialista non tanto per i sintomi più classici del
disturbo ma per uno o più dei seguenti problemi:
• Disturbi dell’umore e ansia

• Abuso di sostanze

• Dipendenze comportamentali (uso eccessivo di internet, gioco d’azzardo patologico)

• Obesità e problemi metabolici

• Disturbi specifici dell’apprendimento

• Disturbi del sonno

Avere l’ADHD ha a che vedere con l’intelligenza?
Non è infrequente diagnosticare l’ADHD anche in persone che abbiano raggiunto importanti
traguardi accademici (professori universitari, ricercatori etc.) o lavorativi (manager, imprenditori
etc.) Il grado di compromissione dipende certamente dal quadro clinico iniziale e dal supporto
sociale e familiare di partenza. I soggetti con forme lievi di ADHD possono ottenere ottimi risultati
in alcuni degli ambiti sopramenzionati, ma spesso al prezzo di una compromissione nelle altre
aree. Ad esempio un soggetto con ADHD potrà ottenere ottimi risultati negli studi universitari ma
questo con uno sforzo tale che spesso compromette le sue relazioni sociali e lo pone a rischio di
sviluppare disturbi d’ansia o dell’umore.

Esiste una cura per l’ADHD?
Il trattamento dell’ADHD è multidisciplinare, prevede cioè la combinazione di diversi approcci
dall’attività fisica, alla nutraceutica, alla psicoterapia, alla terapia farmacologica, alla
neuromodulazione.
I trattamenti farmacologici sono altamente efficaci nella riduzione dei sintomi dell’ADHD e
costituiscono il trattamento di prima linea ma, senza un adeguato supporto psicosociale,
difficilmente i soggettivi con ADHD riescono a costruirsi quelle abilità organizzative che
garantiscono il raggiungimento un buon livello di funzionamento in ambito accademico, lavorativo
e relazionale.

Cosa succede se decido di non trattare l’ADHD?
Un ADHD non trattato nell’infanzia può scomparire naturalmente solo in una minoranza di soggetti
(circa una su quattro). Negli altri soggetti permane e comporta frequentemente l’insorgenza di
problemi associati sopra descritti. Per le forme più gravi il mancato trattamento si associa ad un
basso grado di istruzione, di occupazione, ad un più basso livello sociale e ad una maggiore
mortalità legata a cause non naturali come incidenti stradali o criminalità.

Quali sono i fattori di rischio per l’ADHD?
Esistono dei fattori genetici: avere un familiare di primo grado con ADHD costituisce un fattore di
rischio (c’è una concordanza fra gemelli del 76%), fattori ambientali che agiscono in epoca
prenatale come esposizione in utero a fumo/alcol/stress materno, tossine ambientali, carenze
nutrizionali (acidi grassi polinsaturi, zinco, magnesio) o surplus alimentari (zuccheri, coloranti
alimentari artificiali) e fattori correlati al parto come il parto pretermine o il basso peso alla
nascita. Fattori genetici e ambientali interagiscono fra loro determinando o meno l’insorgenza del
disturbo.

L’ADHD è un disturbo del cervello?
La neurobiologia ha oggi dimostrato come l’ADHD si associ a una disfunzione di diversi circuiti
cerebrali. In estrema sintesi, i principali circuiti coinvolti sono quelli dell’attenzione e delle funzioni
esecutive (capacità di pianificare, prendere decisioni etc.), quelli del controllo inibitorio (capacità
di inibire gli impulsi e le risposte motorie) e quelli della regolazione emotiva (capacità di regolare
efficacemente le emozioni).
Tutti i trattamenti dimostratisi efficaci e ad oggi disponibili agiscono ripristinando completamente
o in parte il corretto funzionamento dei suddetti circuiti.

Bibliografia
Franke B et al. Live fast, die young? A review on the developmental trajectories of ADHD across
the lifespan. Eur Neuropsychopharmacol. 2018; 28(10):1059-1088.
Kooij JJS et al. Updated European Consensus Statement on diagnosis and treatment of adult
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Thapar A, Cooper M. Attention deficit hyperactivity disorder. Lancet. 2016; 387(10024): 1240-50