Disturbi del Sonno

Perché il sonno è così importante? A cosa serve dormire?

 

Siamo abituati a pensare che il sonno sia il momento in cui tutto l’organismo si riposa ma non è proprio così. Durante il sonno avvengono moltissime attività essenziali per la salute del cervello e di tutto l’organismo. Ad esempio si verificano fenomeni di neuroplasticità, viene consolidata la memoria, vengono eleminati i prodotti di scarto dei processi ossidativi accumulati durante la giornata e viene riparato il DNA delle nostre cellule. Questi fenomeni sono essenziali per avere un cervello in buona salute al nostro risveglio.

 

Cosa vuol dire non dormire bene?

Solitamente pensiamo che dormire bene significhi dormire una certa quantità di ore; in realtà quando dormiamo e come dormiamo è altrettanto importante.

Dormire bene vuol dire avere dei ritmi circadiani regolari, dormire una quantità di ore sufficienti (7-9 ore) senza interruzioni e svegliarsi riposati.

 

Non dormire bene che effetto può avere sulla salute del cervello?

Proprio per tutti i processi che avvengono durante il sonno, avere una scarsa qualità del sonno può portare allo sviluppo o al peggioramento di moltissimi disturbi neuropsichiatrici.

La letteratura internazionale ormai ha stabilito una chiara relazione tra disturbi del sonno e disturbi dell’umore, ansia, disturbi cognitivi, ADHD. Studi molto recenti hanno anche dimostrato che una scarsa qualità e quantità di sonno sono fattori di rischio per malattie neurologiche come Alzheimer e Parkinson, proprio perché se non dormiamo bene si accumulano nel cervello dei prodotti di scarto dei neuroni che danneggiano le cellule e portano a patologie neurodegenerative.

 

Quali sono i disturbi del sonno?

 

Esistono diverse tipologie di disturbi legati al sonno, per cui un’attenta analisi è fondamentale affinché si giunga ad una diagnosi accurata ed a un trattamento specifico. Molti disturbi del sonno sono legati alla presenza di un disturbo neuropsichiatrico (come ad esempio la difficoltà ad addormentarsi nei disturbi d’ansia o i risvegli notturni nei disturbi dell’umore), mentre esiste tutta una serie di disturbi primari del sonno che dipendono da cause diverse. Una corretta diagnosi dei disturbi del sonno è essenziale per risolverli e si avvale della valutazione clinica e spesso di indagini strumentali (actigrafia, polisonnografia, test psicometrici etc.).

Qui di seguito proponiamo una breve carrellata dei principali disturbi del sonno (non dovuti direttamente a un disturbo psichiatrico) suddivisi in base alle vigenti classificazioni internazionali.

 

DISTURBI IDIOPATICI DEL SONNO:

 

Narcolessia:  raro disturbo caratterizzato dalla presenza di diversi momenti di irrefrenabile bisogno di dormire durante il giorno per almeno tre mesi. Esistono due forme, una tipica in cui si ha una perdita totale del tono muscolare (cataplessia) seguita da una reazione emotiva positiva, ed una forma atipica in cui la cataplessia non è presente. Chi soffre di narcolessia solitamente manifesta sonno frammentato, spesso allucinazioni all’addormentamento o al risveglio, possono inoltre verificarsi paralisi del sonno.  Ad oggi il trattamento prevede l’intervento sintomatico, ciononostante la ricerca sta progredendo verso la comprensione della patofisiologia alla base del disturbo al fine di sviluppare trattamenti mirati.

 

 

Ipersonnia idiopatica: le persone affette da questo disturbo hanno una forte sonnolenza durante il giorno e gli esami polisonnografici (esami volti al rilevamento di una varietà di parametri elettrofisiologici) mostrano una rapidissima tendenza ad addormentarsi durante il giorno pur con oltre 10 ore di sonno durante la notte. Una manifestazione clinica prominente è la presenza di sonnellini lunghi durante il giorno da cui la persona trae giovamento contro la sua sonnolenza diurna. A differenza della narcolessia non si verificano episodi di catalessi.

 

DISTURBI RESPIRATORI LEGATI AL SONNO: una non corretta respirazione durante la notte può portare a disturbi anche molto gravi del sonno. In questa categoria rientrano i disturbi del sonno legati a problemi respiratori.

 

Sindrome delle apnee notturne (OSAS): le persone affette da apnee notturne, durante la notte vanno incontro a ipopnee (ridotto passaggio di aria dalle vie aeree) o apnee (mancato passaggio di aria attraverso le vie aeree). In entrambi i casi questi fenomeni comportano  una riduzione dell’ossigenazione del sangue e un aumento dell’anidride carbonica, ciò porta ad un conseguente sonno disturbato con la possibilità di risvegli notturni (sonno frammentato).  E’ una sindrome molto frequente e nelle sue forme più lievi colpisce fino al 30% della popolazione adulta, fumo, alcol e sovrappeso sono ritenuti fattori di rischio accertati e il rischio di sviluppare OSAS aumenta con l’età e se si è maschi. I sintomi delle apnee possono essere molto vari: sonnolenza diurna, sonno agitato, sonno non ristoratore, mal di testa mattutino, risveglio con la bocca secca, russamento, confusione mentale al risveglio, perdita di attenzione e concentrazione, disfunzione erettile, sintomi depressivi e irritabilità. Tra le possibili conseguenze vi sono sviluppo di disturbi dell’umore e ansia, aumento rischio di sviluppare disturbi cognitivi maggiori, maggior rischio di problematiche cardiovascolari (ipertensione, scompenso cardiaco, ipertensione polmonare, aritmie cardiache etc.)  Il trattamento è focalizzato alla riduzione di peso (per chi è sovrappeso) alla sospensione di alcol e fumo e all’utilizzo di macchinari che tengono aperte le vie respiratorie durante la notte

 

Apnee centrali del sonno: in questo disturbo durante la notte avvengono episodi in cui il soggetto non respira, pur non essendoci ostruzioni delle vie respiratorie (come avviene nella sindrome delle apnee notturne dove il canale dell’aria viene ostruito).

I sintomi principali riguardano apnee notturne, russamento, mal di testa mattutino, sonno disturbato, sonnolenza diurna.

 

 

DISTURBI DEI RITMI CIRCADIANI: Il sonno è regolato da un orologio biologico che permette all’organismo di organizzare in modo funzionale l’alternanza del ritmo sonno-veglia, in quello che viene definito ciclo circadiano. In questa categoria rientrano i disturbi del sonno elgati ad un’alterazione dei ritmi circadiani

 

 

Fase sonno-veglia ritardata: in questo disturbo la persona ha difficoltà nell’andare a letto all’ora desiderata e a svegliarsi all’ora della sveglia. Il soggetto tende ad addormentarsi più tardi in quanto si sente molto attivo nelle ore serali e al mattino presenta difficoltà nello svegliarsi all’ora stabilita rispetto al suo stile di vita (es: andare a lavoro o a scuola in orario). Tuttavia se non vengono imposti limiti di orario, sia per l’addormentamento che per il risveglio, la persona riesce a dormire una quantità di ore adeguata. La fase sonno-veglia ritardata è conseguente al rilascio di melatonina (l’ormone che induce il sonno) che è tipicamente posticipato determinando una spinta a dormire ritardata; inoltre si assiste ad un ritardo anche nel raggiungimento del picco di bassa temperatura che normalmente avviene circa due ore prima del risveglio.

La sensibilità alla luce (anche quella artificiale) presentata dal soggetto con questo disturbo ostacola il rilascio di melatonina, pertanto anche l’uso della televisione, dei dispositivi digitali e delle luci elettriche può essere un fattore che incrementa la difficoltà ad addormentarsi.

Tipicamente ad esordio nel periodo dell’adolescenza, questo disturbo comporta spesso una deprivazione del sonno che a sua volta conduce a difficoltà cognitive, sonnolenza diurna, ansia, sintomi depressivi e sintomi dello spettro ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività).

Gli interventi principali prevedono l’utilizzo di tecniche cognitivo-comportamentali volte a modificare le abitudini legate al sonno, che aggravano il disturbo, e a regolarizzare i ritmi circadiani, anche attraverso la terapia della luce (light therapy).

 

 

Fase sonno-veglia anticipata: Chi soffre di questo disturbo ha una spinta ad addormentarsi molto presto e conseguentemente tende a svegliarsi molto presto. In questo disturbo i sintomi sono il contrario del precedente.. Il bisogno di andare a letto presto compromette la vita sociale e familiare del soggetto, costringendolo a forzarsi ogni sera per rimanere sveglio in situazioni che lo richiedono. Questo disturbo è frequente in chi è nato prematuro e con basso peso alla nascita e sembra legato a fattori genetici così come a una minore sensibilità alla luce.

 

Jet leg: con questo termine ci si riferisce ai disturbi del sonno che derivano dal viaggiare attraverso due o più meridiani e comporta una desicronizzazione dell’orologio interno, che regola il ritmo sonno-veglia, rispetto al luogo di arrivo. Questa condizione, pertanto, porta la persona ad avere sonno nelle ore di veglia e viceversa.I sintomi manifestati maggiormente sono stanchezza e problematiche di tipo cognitivo ma esistono numerose strategie che possono essere messe in atto per combatterne gli effetti: esporsi alla luce al mattino, assumere melatonina, riprogrammare i pasti in modo di risincronizzare i diversi orologi biologici (da quello sonno-veglia a quello metabolico).

 

Social jet leg: è una forma di jet leg dovuta al cambio di ritmi sonno-veglia che avviene tra la settimana lavorativa e il weekend.

 

Disturbo del sonno da turni di lavoro: chi si trova a dover lavorare di notte e spesso cambiando turni e alternando turni di giorno e turni di notte, può sviluppare un disturbo dei ritmi circadiani con gravi conseguenze sulle funzioni cognitive, sulla qualità di vita, sulle funzioni cardiovascolari e metaboliche. Esistono una serie di strategie per regolarizzare i ritmi quando non è possibile tornare a turni di lavoro diurni.

 

PARASONNIE: Le parasonnie consistono in una serie di comportamenti (come camminare, mangiare, parlare, fare attività sessuale, o stati di agitazione), che avvengono durante il sonno (si classificano in base alla fase del sonno in cui avvengono) e di cui la persona non ha consapevolezza e di cui al mattino non ha ricordo. Pur essendo maggiormente frequenti nell’infanzia, durante il neurosviluppo, possono verificarsi con una certa frequenza anche nell’adulto.

 

 

Parasonnie della fase non-REM del sonno: Queste parasonnie avvengono nelle prime ore della notte, nelle fasi del sonno definite non-REM, ovvero durante il sonno profondo. Consistono in risvegli parziali di cui la persona non è consapevole e in cui vengono effettuati una serie di azioni (camminare, mangiare, attività sessuale). Al risveglio al mattino la persona non ha solitamente alcun ricordo di quanto successo la notte precedente. Tra le parasonnie durante la fase non-REM troviamo:

 

Riveglio confusionale: la persona ha un risveglio parziale, solitamente rimane a sedere nel letto, appare disorientata e confusa e in uno stato di agitazione, solitamente può fare alcuni movimenti semplici o stereotipati.

 

Sonnambulismo (sleep walking): la persona durante il sonno si alza, senza esserne consapevole, e mette in atto comportamenti complessi come camminare, muoversi da una stanza all’altra, e in casi rari anche attività bizzarre (urinare per terra, guidare etc.). E’ tipico dell’infanzia, più raro dell’adulto, ed ha una forte componente genetica (se uno dei genitori ne ha sofferto, il rischio di soffrirne è molto più alto)

 

Incubi notturni (sleep terrors): la persona, senza svegliarsi, ha improvvise crisi di paura e di pianto inconsolabile o intensa agitazione legate a incubi notturni.  Al mattino non ha alcun ricordo o solo un vago ricordo dell’episodio. Anche questa parasonnia è tipica dell’infanzia e meno frequente negli adulti e differisce dal disturbo da incubi (vedi paragrafo dedicato) per il fatto che il soggetto non si sveglia completamente.

 

Assunzione di cibo notturna: è una forma di sonnambulismo in cui la persona durante la notte si alza e mangia cibi molto calorici, senza averne consapevolezza e non avendo nessun (o quasi) ricordo al mattino. E’ una parasonnia più tipica nelle donne.

 

Sexsomnia (attività sessuale notturna): la persona durante la notte intraprende atti sessuali (dalla masturbazione a veri e propri rapporti sessuali), senza averne alcuna consapevolezza e senza alcun ricordo al risveglio. E’ un disturbo più tipico del maschio.

 

Parasonnie della fase REM del sonno: Queste parasonnie avvengono nelle fasi REM del sonno (ovvero durante il sonno più leggero), e si verificano tipicamente nella seconda parte della notte, dove il sonno REM è maggiormente presente. Tra le parasonnie durante la fase REM troviamo:

 

Disturbo da incubi: in questa parasonnia la persona ha spesso incubi, ovvero fa sogni vividi e tipicamente paurosi che la risvegliano. Rispetto agli sleep terrors, la persona si sveglia completamente e ha ricordo dell’incubo. E’ un fenomeno normale nell’infanzia (colpisce oltre il 60% dei bambini), ma nell’adulto, quando è molto frequente (più volte a settimana), spesso si associa a disturbi d’ansia, disturbi da uso di sostanze o disturbi post-traumatici.

 

Paralisi del sonno ricorrente: la persona al risveglio ha la sensazione di non potersi muovere (vive una sorta di paralisi). Tale sensazione genera angoscia e può durare da alcuni secondi a minuti. Sembra dovuta a un passaggio alterato dal sonno REM (in cui c’è un’atonia muscolare) alla fase di veglia.

 

Disturbo del comportamento del sonno REM: durante la fase REM, in cui si sogna, la persona ha dei comportamenti che sono la rappresentazione fisica del sogno (si va da semplici movimenti a movimenti molto complessi che rappresentano quello che la persona sta vivendo nel sonno). La persona può anche parlare durante tali fenomeni. Questa parasonnia avviene prevalentemente nell’età adulta e nelle persone di mezza età. Sappiamo oggi che è un segno precoce dello sviluppo di disturbi neurodegenerativi (come il Parkinson ad esempio).

 

Altre parasonnie:

 

Allucinazioni sonno-correlate: sono un fenomeno piuttosto comune in cui la persona sperimenta allucinazioni (uditive, visive, tattili, olfattive o gustative) per pochi secondi prima di addormentarsi (in tal caso si definiscono allucinazioni ipnagogiche) o al risveglio (in tal caso si definiscono ipnopompiche). Non è chiaro il loro significato e spesso non si associano a disturbi durante il giorno.

 

Sindrome della testa che esplode: nella prima fase dell’addormentamento la persona sente improvvisamente un suono molto forte che lo sveglia (i suoni variano da porte che sbattono a campane o allarmi o tonfi). E’ tipico dei soggetti intorni ai 50 anni.

 

Enuresi: con questo termine si definisce la perdita di urina durante la notte. E’ un fenomeno fisiologico nei bambini fino a 5 anni di età e poi decresce per frequenza nel tempo. Nell’adulto può essere un fenomeno secondario a molte patologie che vanno attentamente indagate (si va da patologie endocrinologiche,come il diabete insipido, a patologie neurologiche).

 

 

 

DISTURBI MOTORI DEL SONNO : questi disturbi sono caratterizzati dalla presenza di movimenti che si verificano durante le varie fasi del sonno e ne alterano la corretta struttura

 

Sindrome delle gambe senza riposo: chi soffre di questo disturbo sente il bisogno o l’urgenza di muovere le gambe quando sono a riposo. Tipicamente è proprio il fatto di tenere le gambe ferme a scatenare l’urgenza di muoverle, pertanto tale sintomo può avvenire anche durante le ore diurne, ma solitamente peggiora una volta a letto (poiché in quel momento teniamo le gambe ferme a lungo), portando, in questo caso, ad una difficoltà di addormentamento. Alzarsi e muovere le gambe allevia notevolmente il sintomo. Questo disturbo è più frequente nelle donne e la prevalenza nella popolazione tende a essere più alta tra i 50 e 60 anni e talvolta si associa a una carenza di ferro. La sindrome delle gambe senza riposo ha una forte componente genetica e si può associare a diversi disturbi neurologici, così come può presentarsi come disturbo isolato. Tipicamente si associa al disturbo da movimenti periodici degli arti (vedi paragrafo dedicato).

 

Movimenti periodici degli arti: sono movimenti stereotipati degli arti (più spesso degli arti inferiori) che si ripetono nel corso della notte con pattern tipici (flessione delle ginocchia, dell’alluce, dell’anca).

 

Crampi notturni: la persona riporta crampi alle gambe durante la notte (di intensità più o meno rilevante), che nelle forme gravi comportano un risveglio.

 

Bruxismo: questo termine indica l’atto di digrignare i denti durante la notte ed è un fenomeno piuttosto comune nell’infanzia e in molti adulti. Non è ancora chiara la causa, ma ci sono fattori anatomici (mala-occlusione), genetici e relativi a stili di vita (uso di sostanze stimolanti) che si associano al bruxismo. Tale disturbo può comportare problemi ai denti, indolenzimento dell’articolazione mandibolare al risveglio e in alcuni casi mal di testa al risveglio.

 

Disturbo da movimenti ritmici del sonno: in questo disturbo il soggetto presenta movimenti ritmici notturni di ampli gruppi muscolari (può muovere la testa o tutto il corpo o parti del corpo)

 

Mioclono propriospinale all’addormentamento: al momento dell’addormentamento la persona sente delle scosse forti al collo, al tronco o all’addome

 

 

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