Disturbi Cognitivi

Ti sei accorto che … 

• Hai qualche difficoltà nel ricordare fatti avvenuti poco tempo fa?

• Incontrando qualcuno, non ricordi il suo nome, oppure non ricordi il nome di una strada o non trovi la parole giusta, come se ce l’avessi sulla punta della lingua? 

• A volte non ricordi il numero di telefono di un amico o di un familiare, che prima ricordavi?

• Rispetto a prima, è più difficile seguire la trama di un film o di una trasmissione in tv?

• A volte non capisci bene o non riesci a seguire i passaggi di una ricetta?

• Prima riuscivi ad organizzare un pranzo in occasione di una ricorrenza e adesso hai più difficoltà o ti serve più tempo?

• Hai bisogno di rileggere più volte il passo di un libro perché non riesci a seguirlo o dimentichi quello che hai letto poco fa?

• A volte non riesci a ricordare cosa prendere al supermercato?

• Ti senti più insicuro alla guida dell’auto rispetto a prima?

• Sei in difficoltà quando devi prendere delle decisioni che prima non ti creavano problemi?

• A volte non riesci a pianificare le cose da fare durante la giornata o la settimana?

• Impieghi più tempo nel fare alcune cose rispetto al solito?

Potremmo essere di fronte a dei disturbi cognitivi.

 

Cosa sono i disturbi cognitivi e cosa li provoca?

I disturbi cognitivi sono deficit a carico delle funzioni del cervello come la memoria, l’attenzione e il linguaggio. Per poter parlare di disturbi cognitivi, la persona stessa o un familiare dovrebbe aver osservato un cambiamento, anche lieve, rispetto al passato, nello svolgimento delle attività giornaliere o nel comportamento della persona. Questi disturbi, però, non interferiscono necessariamente con l’indipendenza e l’autonomia della persona nelle attività della vita quotidiana, come pagare le bollette, fare la spesa, occuparsi della casa e dell’igiene personale, ma a volte queste attività possono richiedere uno sforzo maggiore o più tempo rispetto a prima. 

Il costante innalzamento dell’età media determina una maggiore incidenza della patologie neurodegenerative tipiche dell’invecchiamento che possono compromettere, in maniera più o meno grave, la capacità di attenzione, concentrazione, memoria, ragionamento e linguaggio con ripercussioni sul benessere della persona e della sua famiglia. 

I disturbi cognitivi, però, non colpiscono solo gli anziani, ma si possono osservare anche in persone che stanno vivendo uno stress lavorativo o familiare, nei disturbi dell’umore, nei disturbi del neurosviluppo, o nelle patologie neurologiche come il trauma cranico, la malattia di Alzheimer, la sclerosi multipla e il Parkinson.

 

Quali sono i disturbi neurocognitivi?

Negli ultimi anni non si parla più di demenza, intendendola come un’unica patologia con precise caratteristiche cliniche, ma si parla di Disturbi Neurocognitivi proprio a sottolineare come questo insieme di disturbi sia molto eterogeneo e comprenda vari quadri e condizioni di diversa gravità.

Nel Disturbo Neurocognitivo Lieve  le persone di solito riscontrano qualche difficoltà nei compiti che prima eseguivano senza problemi, come occuparsi delle bollette oppure fare la spesa. Potrebbero avere bisogno di tempi più lunghi per svolgere quelle attività che prima svolgevano in poco tempo, potrebbero essere meno efficienti oppure fare più errori rispetto a prima, pur mantenendo la loro autonomia e indipendenza nella vita di tutti i giorni. 

Nel Disturbo Neurocognitivo Maggiore si evidenzia, invece, un significativo declino cognitivo da un precedente livello in una o più funzioni come l’attenzione, la memoria e il linguaggio. Questo peggioramento cognitivo può essere osservato dalla persona stessa o da un familiare e, a differenza del Disturbo Neurocognitivo Lieve, interferisce con l’autonomia e l’indipendenza nelle attività quotidiane dell’individuo. La persona quindi avrà bisogno di aiuto nello svolgimento delle normali mansioni domestiche come cucinare, occuparsi della casa e della propria persona,  nell’utilizzo del denaro o nella gestione dei farmaci.

 

Cosa possiamo fare per i disturbi cognitivi?

Vista la grande capacità del nostro cervello di generare nuovi neuroni, adattarsi ai cambiamenti, riorganizzarsi dopo delle lesioni e creare nuove sinapsi, i mezzi a nostra disposizione per il trattamento del disturbo neurocognitivo sono molti.

Prima di tutto, è fondamentale capire quali siano le difficoltà e i bisogni della persona. Per questo è importante programmare una valutazione psichiatrica, neurologica e neuropsicologica, così da progettare un intervento che sia cucito su misura della persona, secondo i principi della medicina di precisione.

Una volta considerati tutti gli aspetti della persona, per quanto riguarda il trattamento, si possono prevedere, e integrare fra loro, diversi approcci: dall’intervento di riabilitazione e stimolazione cognitiva, al trattamento farmacologico, alla neuromodulazione.

 

Cos’è la valutazione neuropsicologica?

La valutazione neuropsicologica è una valutazione clinica effettuata dallo psicologo con una specifica formazione, con lo scopo di valutare le funzioni cognitive, emotive e comportamentali della persona attraverso la somministrazione di batterie di test neuropsicologici specifici per la valutazione della memoria, dell’attenzione, del linguaggio, delle abilità prassiche, del ragionamento e dell’orientamento sia nel tempo che nello spazio.

 

Cos’è la riabilitazione neuropsicologica?

La riabilitazione neuropsicologica è un processo di stimolazione cognitiva, rivolto alla persona con disturbo neurocognitivo, atto a ridurre i deficit cognitivi e  i disturbi emotivo-comportamentali, con l’obiettivo di rallentare o stabilizzare la progressione della malattia, conservare il più possibile l’autonomia del soggetto e migliorare il suo funzionamento sociale e lavorativo. In altre parole, l’obiettivo principale della riabilitazione neuropsicologica è quello di mantenere il livello di qualità della vita della persona, e della sua famiglia, il più alto possibile.

L’intervento di riabilitazione neuropsicologia prevede sedute individuali con somministrazione di schede cartacee e/o esercizi computerizzati, divisi per dominio cognitivo, volti a potenziare le abilità preservate e ad acquisire nuove strategie di compensazione per le abilità deficitarie.

La riabilitazione cognitiva può essere svolta in associazione con le terapie di neuromodulazione, come la stimolazione transcranica a corrente diretta (tDCS), così da agire sulle aree del cervello interessate dal disturbo cognitivo in maniera sinergica, stimolandole sia con gli esercizi proposti nella riabilitazione che con la neuromodulazione.

 

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